San Domenico e Cappella della Maddalena

La Chiesa il Convento e la Maddalena

La chiesa di S. Domenico con l’adiacente convento venne costruita da Carlo II d’Angiò tra il 1294 e il 1299 e abitata dai Padri domenicani fino all’invasione dei Turchi (1620).

Il convento settecentesco di S. Domenico, ricostruito sui ruderi di quello trecentesco, incorpora nelle sue strutture le vestigia gotiche superstiti, come l’arcone ogivale, verso il mare, murato e impostato su ricchi capitelli, i pianterreni che si affacciano sulla Piazzetta e la cappella della Maddalena nella sacrestia del XIII secolo, ricca in passato di affreschi ormai quasi scomparsi.

Questa cappella, all’origine, era inserita nelle antiche mura di cinta. E’ venuta alla luce nel 1895, durante lo scavo di un’aiuola eseguito dal custode delle carceri, che occupavano alcuni locali del Municipio. Tra le opere pittoriche di essa ricordiamo l’affresco di S. Nicola, di S. Domenico, dell’albero genealogico della Stirpe di David e l’affresco della Maddalena con la deposizione di Cristo nell’edicola dell’omonima cappella.

Nella chiesa si conservano una Madonna del Cinquecento, epigrafi latine di Patrizi Manfredoniani, un Crocifisso e diverse tele.

Del convento, dopo il sacco dei Turchi, fu riparato un antico dormitorio e ricostruita la chiesa con il contributo di molte famiglie sipontine.

Nel 1725 furono completate la volta della navata centale (unica rimasta della chiesa) e la cupola a spese dei fratelli Giuseppe e Tommaso Cessa.

Con Regio decreto del 28 aprile 1815 il convento divenne bene del Comune di Manfredonia.

All’origine, la chiesa aveva tre navate con la facciata gotica, che doveva essere imponente con il suo bellissimo rosone.

Gli attuali locali adiacenti e rispondenti sulla Piazzetta costituivano la navata sinistra, mentre la navata destra è servita per l’ingresso all’ex convento.

La facciata che oggi ammiriamo, è stata restaurata intorno agli anni 60. Anche il rosone originario, precedentemente incorporato nella muratura, è stato in parte ripristinato nella cornice. Purtroppo nel 1875 il rosone perdeva la raggiera decorativa, compromettendone l’alto pregio artistico, per collocarvi un orologio pubblico, poi scomparso per ridare alla facciata il suo primitivo aspetto.

Interessante e completamente originale il magnifico portale: i lavori di restauro che hanno interessato, a fine 2020, prima la facciata e poi l’ingresso con i famosi leoni della chiesa San Domenico di Manfredonia, hanno riportato alla luce l’affresco della Madonna posto sotto l’arcata superiore.

All’estremità del portale è ben visibile e conservato lo stemma angioino.

Nelle navale laterali possiamo tutt’ora ammirare colone e capitelli angolari che sostengono le volte a crociera.

Il colonnato barocco del Municipio, dal quale si domina l’intera Piazza del Popolo, è del Settecento.

La Cappella della Maddalena, che costituiva parte della chiesa di San Domenico, è oggi inglobata nel Palazzo San Domenico, sede del Municipio. In particolare, è così chiamata la zona dell’abside della chiesa adiacente, dove si possono ammirare gli antichi affreschi di San Nicola, di San Domenico, dell’albero di Jesse raffigurante la Stirpe di David e l’affresco della Maddalena con la deposizione di Cristo nell’edicola. L’abside della chiesa, divisa dal presbiterio da un muro all’altezza dell’arco trionfale, colmata di detriti e interrata, fu utilizzata come torre di avvistamento e successivamente come pertinenza del carcere. Nel 1895 l’ambiente tornò alla luce rivelando la sua natura e gli affreschi nascosti dai detriti. La Cappella ospita oggi, in mostra permanente, la “Collezione Rizzon”, una raccolta di ceramiche dell’antica Puglia. Si ritrovano reperti archeologici in ceramica geometrica, a fasce, in stile misto, a figure rosse, sovra dipinte, a vernice nera e di un vaso plastico configurato a testa umana. Tutti parte del vasto repertorio presente nelle case di quell’epoca lontana: vasi per l’acqua e per il vino, contenitori in terracotta, coppe per bere, brocche, coperchi di pentole, vasetti per profumi, contenitori per versare unguenti o olio. Ritrovati nell’area dell’Antica Siponto durante i lavori di realizzazione della SS89, i reperti furono portati a Vicenza dal geometra Paolo Rizzon poi sequestrati nel 2008 dalla Guardia di Finanza. Il Comune di Manfredonia e la Provincia di Foggia fecero quasi in simultanea richiesta per acquistarli e, di comune accordo, vista la provenienza dei beni, la Provincia rinunciò in favore del Comune.

Fonte: “Comune di Manfredonia”

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